Per diverse decine di anni, il vecchio frantoio ipogeo era stato usato come discarica dagli abitanti del luogo e nel tempo era stato riempito di rifiuti di ogni genere e soltanto i più anziani lo ricordavano come luogo di gioco nella loro età più bella. I più giovani ignoravano del tutto che nel loro piccolo e laborioso paese, esistesse un frantoio ipogeo, quasi unico nel suo genere, completamente scavato nella roccia e dalle origini risalenti a diversi secoli fa.
Dall’esterno non si riusciva a vedere neanche l’entrata: era soltanto un cumulo di pietre e terra.
Nel mese di febbraio del 2002 un gruppo di volontari della Pro Loco ed altri volontari animati di buona volontà e spinti dallo spirito di riportare alla luce un bene così prezioso, dopo aver ricevuto l’autorizzazione dai proprietari, decisero di iniziare a togliere manualmente, usando zappe e picconi le pietre e la terra con cui era stato riempito il frantoio. All’inizio sembrava un sogno irrealizzabile visto il lavoro richiesto e non mancavano gli scettici che dicevano “ma chi ve lo fa fare!”.
In un piccolo paese come il nostro, in cui tanti ricordi del passato sono andati perduti, soltanto negli ultimi anni qualcosa è ritornata alla luce (Pozzo Seccato), per questo non si è ritenuto giusto che un’ opera cosi grande e caratteristica andasse perduta.
Nel Salento vi sono altri frantoi ipogei, ma questo di Acquarica è unico, sopratutto per la presenza di due colonne interamente ricavate nella roccia, di un camino, di un antico gabinetto e per la presenza di numerose sciave (depositi) comunicanti con la superficie tramite dei fori, dai quali venivano versate le olive per la conservazione in attesa della molitura. Ogni piccolo particolare del frantoio era stato fatto con grande maestria dai nostri antenati.
Il primo risultato raggiunto è stato che l’interesse comune e il lavorare gomito a gomito fra persone che prima appena si conoscevano, ne ha fatto un gruppo di amici affiatati e solidali nell’intraprendere anche altre iniziative utili per lo sviluppo socio culturale di Acquarica.
Ricordo con quanta lena ed assiduità ognuno si presentava la domenica mattina a fare del proprio meglio e rendersi utile affinché il sogno divenisse realtà, e quanta gioia poi quando, dopo diverse domeniche di lavoro, abbiamo scoperto l’esistenza della macina: all’inizio se ne vedeva soltanto un pezzo, il resto era sepolto da pietrame e tufo, era importante per chi eseguiva la pulizia perché, della stessa, se ne ignorava l’esistenza.
Come tutte le grandi imprese che si intraprendono, dopo essere partiti con tanto entusiasmo, è sopraggiunto per diversi motivi un po’ di scoraggiamento, tanto che i lavori si bloccarono.
Il portare alla luce il vecchio frantoio era comunque sempre nelle intenzioni dei volontari della Pro Loco: bisognava darsi “una mossa” per questo dall’aprile di quest’anno si è ripartiti con più lena e volontà di prima anche perché in fondo si sarebbero potute vedere ed apprezzare le caratteristiche del frantoio.
Con montacarichi ed attrezzi vari messi gentilmente a disposizione da piccole imprese edili locali il lavoro fatto dava i suoi risultati. Numerosa è stata la partecipazione delle persone del luogo.
E’ stato, come disse circa un secolo fa il noto scrittore e nostro corregionale Tommaso Fiore, come vedere impegnato “un popolo di formiche”, che si muovevano, facendo ciascuno il proprio dovere.
L’impegno è stato di tutti, grande passione ha accomunato vecchi e giovani, tra i volontari erano rappresentate diverse categorie di lavoratori, dai liberi professionisti all’operaio, dal contadino al pensionato e allo studente, tutti consapevoli dell’importanza del lavoro che si stava facendo: lasciare ai posteri un bene architettonico considerato perduto, fino a qualche anno fa.
Negli ultimi tempi poi, con l’arrivo del gran caldo, anche le donne volontarie della Pro Loco, hanno collaborato portando caffè, bevande ed acqua per dissetare chi partecipava al recupero e pulizia del frantoio.
Ieri, 2 luglio 2005 la grande ruota (macina), della quale per tanto tempo si è intravista soltanto una parte, è stata liberata dal materiale in cui era sepolta. E’ stata una grande soddisfazione per tutti. Rimane ancora molto da fare, ma pian piano riusciremo a renderlo accessibile a tutti.
Certo sarà di buon auspicio l’interessamento e il contributo dell’Amministrazione Provinciale e dell’Amministrazione Comunale di Vernole, che, come ha già fatto per i due frantoi portati alla luce nella stessa città, potrà metterlo in sicurezza e renderlo visibile a tutti. Siamo certi che coloro che lo visiteranno constateranno il notevole ingegno e l’immensa fatica con cui è stato ricavato nella roccia, e si renderanno conto di quanto sacrificata e dura era la vita dei nostri avi. In tal modo tutti potranno apprezzare di più la nostra storia ed ameranno di più il nostro territorio.
Acquarica di Lecce 3 luglio 2005
Paolo Longo