I primi insediamenti in questo ampio territorio risalgono all'età del bronzo, come testimoniano numerose specchie, menhir ed altri reperti ritrovati nei siti archeologici oggetto di studio da parte dell'Università di Lecce.
Denominatore comune dell'età del bronzo e della civiltà messapica è l'utilizzo delle pietre.
Il
Menhir Mater Domini di
Pisignano risale all'epoca preistorica; ha forma di un parallelepipedo allungato, conficcato nel suolo ed è rivolto da nord a sud, come d'altronde ogni altro menhir. Quanto al loro scopo le opinioni comuni tendono ad attribuire a questi monumenti un significato religioso o funerario. Le popolazioni dell'età del bronzo hanno lasciato testimonianza della loro presenza sul territorio con la elevazione di alti cumuli di pietre: le specchie. Sistema di difesa a torre conica o tumuli funerari esse hanno costellato il territorio salentino e certamente costituiscono il prototipo del pagliaru, la più tipica architettura a secco locale.
Nella storia antica il comprensorio ebbe una straordinaria importanza in quanto zona di transito e stazione di posta lungo la via Traiana che da Roma, per Brindisi e Otranto, portava in Oriente. Le prime notizie storicamente certe risalgono al 1115 quando il conte Goffredo donò metà del Casale al Vescovo di Lecce per la realizzazione della Cattedrale; il feudo passò poi ai Brienne, agli Orsini del Balzo, ai D'Aragona, ai Tarantini, ai Pagan, ai Saluzzo, ai Saraceno ed infine ai Bernardini.
Numerosi ed importanti sono i palazzi nobiliari distribuiti su tutti i centri del Comune: a
Vernole il Palazzo baronale Bernardini
del XVIII sec.; il Palazzo Severino Romano di
Pisignano, del Seicento; quello baronale del Saraceno di
Strudà dei secc.XVII-XVIII, il palazzo Baronale di
Vanze del XVI secolo corredato di una casa-torre fortificata cinquecentesca.
Importantissime sono inoltre le presenze di antichi manufatti adibiti nei secoli alla trasformazione dei
prodotti agricoli, esempi unici di archeologia industriale. Costituiscono, infatti, museo diffuso sul territorio comunale i frantoi ipogei (XV sec.), semipogei (XVII sec.) che testimoniano l'evoluzione
intervenuta col tempo delle tecniche di produzione dell'olio, i palmenti per la produzione del vino, i mulini per macinare il grano, tutti prodotti agricoli tipici del Salento, ingredienti base della cucina mediterranea.
Esistono sul territorio vernolese un gran numero di masserie, quasi tutte fortificate. Dal XVI secolo e fino all'800 le masserie vengono rafforzate con alte mura di cinta, ponte levatoio, fossati,feritoie e caditoie per difendere i massari dalla minaccia dei Turchi prima e dei predoni poi. Esempi visitabili di masserie fortificate sono il Casero o Casa Torre fortificata Coviello di
Acquarica, Favarelle a circa 2 km da
Acaya, Pier di Noha nel comprensorio di
Acaya, Copertini, Visciglito a
Strudà, la masseria Baglivi, una masseria fortificata del Cinquecento, nel comprensorio di
Vanze.
Acaja
Approfondimento tutto particolare merita la cittadina di
Acaya,
unico esempio di città fortificata nel meridione e
città ideale del Rinascimento italiano. Il castello e la città, integrate in un contesto unico, rappresentano il risultato del grande ingegno dell'architetto
Gian Giacomo dell'Acaya, soprintendente alle fortificazioni di Carlo V. La città è in forma quadrangolare, con possenti bastioni a tre lati ed il castello al quarto, circondata da fossato e mura difensive sulle quali vi era un camminamento di ronda per le guardie. Il castello fu completato nel 1535-1536 ed è a struttura trapezoidale; sia questo che la cintura bastionata furono muniti, a difesa, da un doppio ordine di casematte. Il castello, collegato alla terraferma da un unico accesso, dotato all'epoca di ponte levatoio, costituiva imponente struttura militare e, nel contempo, sontuosa dimora baronale, nobilitata ed arricchita architettonicamente da due torri circolari poste a sud-ovest e nord-est. All'interno del villaggio si incontrano belle case del cinquecento in contrapposizione alle molte abitazioni popolari a schiera, tutte in pietra leccese, disposte su strade parallele e perpendicolari.
Con la morte di
Gian Giacomo dell'Acaya e la vendita del feudo, nella seconda metà del Cinquecento, iniziò per
Acaya il periodo di decadenza.
Il castello è stato recentemente reso accessibile grazie ad un'intensa attività di recupero e rilancio storico, culturale e turistico da parte del Comune di
Vernole e della Provincia di Lecce. E' sede di una mostra permanente sugli scavi archeologici di Roca Vecchia e altri eventi per tutto il corso dell'anno. Durante i lavori di restauro è stato ritrovato anche un affresco (di circa quattro metri per tre) all'interno di una intercapedine. Si tratta della
Dormitio Virginis databile alla seconda metà del Trecento.
(Bibliografia: "Vernole e frazioni" di L. Graziuso)
Nota storica:
Dal 1° Gennaio 1866 (*), i comuni di
Acaya,
Acquarica,
Pisignano,
Strudà,
Vanze e
Vernole, vengono riuniti in un unico Comune con sede a
Vernole
.
Fino ad allora ciascuno aveva la sua autonomia, anche se si può riscontrare, da documenti storici, che Vernole abbia esercitato una preminenza amministrativa anche in epoca precedente.
(*) La
'Legge per l'Unificazione amministrativa del Regno d'Italia' emanata nel marzo del 1865, consentiva di riunire comuni limitrofi, con popolazione inferiore a 1500 abitanti, che non erano in grado di sostenere da soli le spese comunali.