L'Impero Romano nacque nel 27 a.C. dalla trasformazione della precedente forma di governo
repubblicana e fu la naturale conclusione del complesso periodo di evoluzione iniziato il 21
aprile 753 a.C., mitica data a cui gli storici fanno risalire la fondazione della città di Roma.
Il primo imperatore fu Augusto, che grazie alla propria autorità morale (auctoritas) accentrò
nella propria persona titoli e poteri attribuiti in precedenza ai magistrati repubblicani e, venendo proclamato "pontefice massimo" assunse anche la più alta carica religiosa e sacerdotale dello stato.
L'Impero fu caratterizzato da una solida ed efficiente burocrazia che consentiva anche il controllo delle numerose colonie (nel periodo di massima espansione l'Impero dominava l'intero bacino del Mediterraneo e buona parte dell'Europa).
I successori della personalità carismatica di Augusto non furono sempre all'altezza del loro
predecessore e le varie fasi della storia romana assunsero connotati che rispecchiavano la personalità dei vari imperatori. Pertanto si ricorda, ad esempio, l'instabilità del periodo di Caligola (37-41 d.C.), il cui equilibrio mentale era
ritenuto da molti precario, o la prosperità dei principati del progressista Adriano (117-138 d.C.) o
del filosofo Marco Aurelio (161-180 d.C.) o anche il principato riformatore dell'accentratore Diocleziano (284-305 d.C.).
Costantino (306-337 d.C.) spostò la capitale da Roma a Bisanzio, ribattezzata Costantinopoli,
e garantì nell'impero, con l'editto che prende il suo nome, la tolleranza religiosa fino ad allora negata.
I costi dell'esercito e dell'apparato burocratico indebolirono l'impero, la fine dei valori tradizionali della cultura romana lo svuotarono di significato e il colpo finale fu inferto dai barbari, che scesero a orde dall'Europa settentrionale portando devastazione e rovina e decretando la fine della gloriosa storia romana nel 476 d.C.
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